Luigi Di Maio dovrebbe studiare i dossier su UE. La sua è la fiera del dilettantismo
L’improbabile botta e risposta tra il vicepremier Di Maio e il commissario Oettinger sui contributi dell’Italia alla UE e l’approvazione del bilancio comunitario dimostra da un lato la sordità e l’arroganza di certe istituzioni europee alle istanze dei cittadini, dall’altro che Di Maio e buona parte del governo sembrano essersi iscritti alla fiera del dilettantismo.
Di Maio ha commesso infatti un errore da matita rossa minacciando di non versare i contributi che l’Italia si è impegnata a corrispondere per avere a sua volta fondi, mentre avrebbe dovuto subito ipotizzare una riserva al bilancio pluriennale attualmente in discussione. Misura quest’ultima alla quale ricorse per primo Silvio Berlusconi, che ottenne così lo spostamento dell’Agenzia per la sicurezza alimentare a Parma.
Con un’abile strategia delle alleanze, Berlusconi riuscì anche a imporre Barroso come presidente della Commissione, facendo bocciare Verhofstadt che l’asse franco-tedesco aveva già scelto senza consultare nessuno.
Ma Di Maio non è Berlusconi.
Per contare e per portare a casa risultati in Europa bisogna conoscere i dossier, studiarli, farsi consigliare bene prima di parlare, e avere il coraggio di andare a combattere a Bruxelles. Non su Facebook.