Buon compleanno Forza Italia
Per me il compleanno di Forza Italia è una grande occasione per dire grazie al suo fondatore, ispiratore, motivatore, anima e campione elettorale. La mia storia politica comincia tardi, dopo una vita di libera professione e di attività universitaria, e devo a Silvio Berlusconi la totale libertà di esprimere all’interno del movimento tutte le mie opinioni, anche e spesso in dissenso.
A venticinque anni dalla fondazione restano attualissime le ragioni di una discesa in campo che fu un’opera di grande rinnovamento culturale, di riforma della politica e di ammodernamento delle istituzioni che rialzava il livello della politica al di sopra delle corporazioni. Ebbe contro i giornali, la cultura, la scuola, perché l’intellighenzia di allora non legittimava un cambiamento che poneva fine all’epoca dei partiti ideologici. Forza Italia era e resta un’idea che ha cambiato i criteri di legittimità della politica italiana senza mai debordare nell’avventurismo. E’ con questa consapevolezza che dobbiamo festeggiare questo compleanno, orgogliosi delle tante cose fatte per il bene del Paese ma consapevoli anche degli errori commessi.
Sì, la politica in questi anni difficili ha certamente fatto errori, in maniera trasversale, nessuno escluso, ma non è demonizzando tutto il passato facendone un unico e indistinto fascio che l’Italia potrà costruire un futuro all’altezza delle impervie sfide che l’aspettano. Perché Forza Italia e i suoi governi hanno contribuito – nella tempesta perfetta delle crisi globali – a tenere in piedi e a far progredire il Paese nonostante l’opposizione cieca di una sinistra rancorosa che ci ha considerati come un manipolo di usurpatori alieni e che oggi, davanti all’estremismo populista, comincia a rivedere i suoi giudizi e i suoi pregiudizi. L’Italia di Berlusconi è l’Italia della legge Biagi, una riforma del lavoro copiata in tutta Europa, delle pensioni minime innalzate, di un welfare distinto dall’assistenzialismo clientelare, e poi dell’Alta velocità, della Legge obiettivo, dello straordinario intervento dopo il terremoto de L’Aquila, della riforma del Codice della strada, del divieto di fumo nei locali pubblici.
E’ l’Italia protagonista del Trattato di Pratica di Mare che pose fine alla Guerra Fredda. Questa è la nostra storia, e non permettiamo a nessuno di rubarcela o di declinarla in maniera distorta. Ma oggi è necessario andare oltre la pur legittima rivendicazione di una grande storia, del risveglio della cultura liberale oltre i muri ideologici. Non è il tempo delle operazioni nostalgia: è invece il tempo di tessere una nuova tela che sappia adeguare le nostre ricette economiche e sociali ai nuovi bisogni generati da una globalizzazione incontrollata che ha impoverito il ceto medio nella consapevolezza però che ora più che mai è giusto non penalizzare i meriti di fronte all’offensiva della decrescita infelice.
Forza Italia deve, in questo senso, recuperare il linguaggio e gli strumenti adeguati per rimobilitare il suo popolo e le sue potenzialità di consenso. E riuscirà a farlo se riprenderà ad essere il partito-movimento nato dalla società civile e insediato nella realtà politica italiana come aggregazione di valori che consentano di porre un argine all’egemonia culturale della narrazione populista.
Dobbiamo insomma essere conservatori nei fini e rivoluzionari nei fatti, nella capacità di adeguare le nuove politiche economiche e sociali al cambiamento della realtà. Oggi viviamo le incertezze di un futuro privo di sicurezze, e questo provoca nei cittadini stati d’animo e comportamenti difficili da indirizzare verso un approdo giusto e condiviso.
Noi allora dobbiamo attrezzarci, culturalmente e politicamente, a governare il cambiamento, indicando le priorità economiche e di tenuta sociale, rivitalizzando i nostri valori fondanti: il merito, il rispetto, il lavoro, lo sforzo che ognuno fa per conquistare un posto nella società, la coesione sociale. Bisogna insomma parlare al cuore della gente per risvegliare energie ed entusiasmi.
Forza Italia, nel giorno di questo compleanno, deve semplicemente ritrovare se stessa e soprattutto restare unita intorno al suo leader. Non siamo un popolo di reduci: siamo e saremo determinanti per salvare l’Italia dalla rivoluzione illiberale in atto.