Cura Italia: solo misure tampone, serve uno choc per salvare il paese
Il decreto “Cura Italia”, varato dopo un parto lunghissimo, è condivisibile soltanto nella parte sanitaria. Per il resto è un mix tra una Finanziaria e un Milleproroghe, un faticoso compromesso tra le anime diverse che convivono nella maggioranza.
Doveva essere uno choc per risollevare il Paese, ma purtroppo non lo è. L’obiettivo primario deve essere quello di consentire alle aziende di ripartire dopo l’epidemia mantenendo inalterati i livelli occupazionali. Ma per tenere in piedi le imprese un rinvio delle scadenze tributarie di soli due mesi non basta.
Non basta nemmeno la rateizzazione per cinque mesi, altrimenti gli imprenditori rischiano di trovarsi di fronte a un bivio drammatico: pagare le tasse o pagare gli stipendi. E poi, scrivere che il rinvio delle tasse vale solo per le imprese sotto i due milioni di fatturato significa aver chiuso il Paese e fingere di averlo tenuto aperto.
Si tratta dunque di misure tampone. Ciò di cui il paese ha bisogno è un intervento davvero strutturale per impedire il collasso di intere filiere produttive. Sono inoltre insufficienti i 600 euro una tantum per il lavoro autonomo, che ha bisogno di maggiore attenzione e tutele; sono meno di un reddito di cittadinanza che il governo ha concesso e continua a concedere a chi non lavora.
Il governo ha la consapevolezza che questo deve essere solo un primo intervento, e che serviranno altre misure per sostenere l’economia. Forza Italia è pronta a fare la sua parte, ma senza firmare cambiali in bianco: aspettiamo il testo in Parlamento per migliorarlo insieme.