In verità non sta andando tutto bene
Cari amici,
temo di essere diventata allergica a certi comportamenti, anzi lo sono sempre stata.
Come tutti voi, ieri sera ho atteso l’intervento del presidente del Consiglio. Un intervento a reti unificate, in prima serata e di Venerdì Santo, credevo avesse un senso ben preciso. Ed invece per l’ennesima volta Conte ha deciso della nostra vita, della nostra libertà, dei modi per uscire da questo incubo senza contraddittorio con le opposizioni. Da liberale, accettare l’idea della negazione della libertà è, di per sé, una violenza, a meno che questa privazione non sia giustificata dalla necessità di tutelare il bene supremo della salute pubblica. Quindi, accetto tutte le limitazioni di questi giorni, ma questo non può voler dire disporre in solitaria della vita degli altri.
E’ chiaro che Conte è in difficoltà. Ha bypassato il Parlamento e piegato gli strumenti garantiti alle istituzioni per insultare gli avversari, mentre dagli spogliatoi giungono nitide le urla della sua squadra di maggioranza che litiga su tutto: sull’utilizzo del Mes, sull’introduzione di una patrimoniale, sulla riapertura del Paese.
Una babele di annunci, vertici e conferenze stampa inconcludenti mentre gli italiani aspettano inutilmente, da settimane, riscontro sulle tante promesse fatte, sugli aiuti che non arrivano. Mentre la leggendaria fase 2 si allontana senza che nessuno l’abbia ancora preparata, nonostante la nomina di ben undici commissari, comitati scientifici e task force; una pletora di figure utili, più che altro all’Esecutivo, per scaricare su di loro le responsabilità.
Quanto all’invettiva contro l’opposizione, c’è poco da dire. E’ stato un attacco incomprensibile, ancor più alla luce del monito che era giunto dal Capo dello Stato perché tutti deponessero le armi della battaglia politica per il bene del Paese. Noi ci abbiamo creduto. Forza Italia ha fatto tutto il possibile per tendere non una mano, ma un braccio intero a questo governo, offrendo le nostre migliori soluzioni nate dall’ascolto delle richieste dei cittadini e dai bisogni del paese. Un impegno che si è infranto contro il muro di un governo che ha deciso di non accogliere nulla del nostro lavoro. Diciamo le cose come stanno. Non sta andando tutto bene.
Conte, lo abbiamo sentito tutti in tv, ha promesso soldi alle famiglie, agli autonomi, alle partite iva; ha promesso fondi per la cassa integrazione in deroga, fondi per i comuni, un accesso al credito certo e rapido per le imprese. Cosa ne è stato di queste promesse?
Nessun italiano ha visto un euro, non si capisce come faranno le banche, a normativa vigente, a garantire rapidamente fondi alle imprese, non vi è traccia di sostegno ai Comuni se non l’anticipo di risorse già dovute, con i Sindaci lasciati completamente da soli a gestire le speranze infrante delle persone. L’unica certezza? Tra due mesi, il governo verrà a chiederci di pagare le tasse. Una follia che combatterò fino all’ultimo.
Capitolo Europa, a me molto caro. Anche qui operazione verità. Presidente Conte, ieri sera si è pavoneggiato di avere fatto passare il concetto di euro bond nell’Eurogruppo: ma di grazia, in quale parte del documento è scritta la parola o almeno il concetto? Non c’è.
Mi preoccupa l’assoluta mancanza di un piano B per l’Italia, qualora gli Eurobond non venissero accolti. Lavorare in Europa significa essere autorevoli e fare accordi mirati con i paesi membri affini per un Fondo europeo per la ripresa (Recovery Fund), che deve raccogliere almeno 1.000 miliardi di euro, con modalità da individuare, data l’assenza di fiscalità europea ad hoc o di una mutualizzazione del debito, che alcuni Paesi non vogliono concedere. “Vasto programma” qualcuno direbbe. In verità serve profonda competenza e professionalità per portare a casa questi risultati.
E allora, cari amici, temo che il nostro Premier stia cercando di creare uno scontro con una parte delle opposizioni per celare sotto il mantello dell’invisibilità la sua mancanza di risposte e soluzioni per il Paese di cui, al contrario, l’Italia ha un bisogno disperato.
Noi lo abbiamo detto in tutti i modi e per settimane: ci siamo! Ma ci è stata chiusa la porta in faccia. Siamo arrabbiati e preoccupati perché pur essendo l’Italia il paese occidentale colpito per primo e più duramente dalla crisi, il governo sta reagendo troppo tardi, senza un progetto sul domani. Mentre in Europa si sono già organizzati, sussidiando sul serio famiglie e imprese per metterle in rampa di lancio per la ripartenza.
Dobbiamo costruire adesso il futuro del nostro Paese, perché il futuro è nell’oggi. Basta parole vuote, basta buttare tutto nella polemica politica fine a se stessa, basta piegare gli strumenti istituzionali sull’altare del nullismo.
Bisogna passare dalle parole ai fatti.
Vedete amici, io continuerò a lottare perché credo in quello che sto facendo, nelle cose che dico, nelle proposte che facciamo.
Perché credo che alla fine di tutto non vi saranno vincitori, non vi saranno quelli che avevano ragione, non vi saranno i giusti, non vi sarà niente, ci sarà un’unica, ineluttabile, verità: abbiamo perso 20.000 vite, persone, amici, parenti, esseri umani, e quindi non sta andando tutto bene.
Resta per tutti noi un’unica missione: fare di più e fare presto.