In collegamento con Start su Sky Tg 24
Questa mattina sono stata in videocollegamento con Start, su Sky Tg24.
Ecco i passaggi più importanti:
“Altro che patrimoniale. Bisogna ridurre le tasse”.
“Se vogliamo uscire da questa emergenza economica, lo Stato deve pensare a ‘limitare’ se stesso e a ‘ritirarsi’. Intanto facendo pulizia nella giungla burocratica di cavilli che rendono impossibile accedere ai prestiti o presentare anche le più semplici domande. E poi procedendo ad una progressiva riduzione delle tasse”, “Il prelievo di solidarietà è un modo per far pagare ingiustamente sempre ai soliti noti. Ottantamila euro lordi l’anno, che è la soglia ipotizzata, non sono redditi alti, ma la rendita di quel ceto produttivo -per esempio i medici- che è il motore dell’Italia e che proprio per questo è sempre nel mirino dello Stato, che sa di trovarsi davanti un mare molto pescoso. I veri patrimoni, quelli più cospicui, sono purtroppo inglobati altrove, in fondi, in complesse costruzioni societarie, che è difficile siano captati da un prelievo fiscale. È iniquo aumentare le tasse e fare prelievi fiscali a chi in Italia ha sempre dichiarato e pagato il dovuto”.
“Se il governo ci dovesse chiamare è ovvio che andiamo. Ma, come dicono gli americani, ‘It takes two for tango’, bisogna essere in due per certe cose. Il nostro atteggiamento resta costruttivo, la nostra disponibilità c’è, ma temiamo che non sia lo stesso da parte del governo”.
“Rispetto al Mes bisogna avere un approccio pragmatico e di cautela. Questo strumento è nato perché uno Stato ‘cicala’, che ha usato male il proprio patrimonio, potesse avere degli aiuti accettando rigorismi di bilancio e condizionalità di ogni genere. Questo non è il nostro caso. Oggi si parla di un Mes diverso, con un vincolo di destinazione per le spese sanitarie e uno di quantità. Ma anche in questa condizione dobbiamo stare molto attenti. Le insidie si celano dei dettagli, visto che nelle indicazioni del documento uscito dall’Eurogruppo si dice che le regole del trattato verranno comunque seguite. Bisogna quindi capire bene di che regole parliamo”.
“Manca un ragionamento prospettico. Doveroso aggredire l’emergenza sanitaria, giustissimo mettere la salute al primo posto, ma adesso è tempo che lo Stato traghetti imprese, lavoratori e quindi le famiglie verso una nuova fase”.
“Quello che preoccupa è che le nostre imprese si siano fermate da un mese e mezzo mentre in altri Paesi europei continuano a lavorare. Assistiamo addirittura a situazioni paradossali in cui molte imprese italiane, che hanno multilocalizzato o hanno rami di imprese altrove, proseguono nella loro attività ovunque tranne che in Italia. Questo fatto ci deve far agire subito.
E’ Il mercato deve ripartire, le imprese devono cominciare a lavorare a pieno regime”.