Rischio caos anche per la fase due
Il Comitato di esperti guidato da Colao e chiamato a pilotare l’Italia fuori dall’emergenza è già stato declassato da quasi ministero per la ricostruzione a semplice ufficio studi: si moltiplica così il numero dei consulenti mentre la programmazione della fase due resta avvolta nella nebbia di un governo balbettante.
Gli italiani stanno facendo la loro parte, ma ora esigono giustamente di conoscere quale sarà il loro futuro immediato. In questo senso, la scelta di far riaprire le librerie e non le fabbriche è stata quantomeno opinabile. Il lockdown costa 47 miliardi al mese, il 3,1 per cento del Pil, e le imprese non possono più aspettare.
Forza Italia chiede da giorni un piano per la riapertura progressiva delle aziende, e ci sono già due modelli da seguire: quello veneto, ispirato dal professor Crisanti, e il protocollo firmato da Fca e sindacati, che prevede obbligo di mascherina, rilevazione delle temperature, distanziamento, sanificazione degli ambienti, uso dello smart working e formazione del personale.
Invece governo e regioni procedono in ordine sparso disorientando ancora di più i cittadini. Una gestione schizofrenica col rischio di affrontare la fase due allo stesso modo della fase uno, cioè all’insegna di caos e improvvisazione.