Tutti i miei interventi ad Agorà su Rai 3
Questa mattina sono intervenuta ad Agorà, su Rai 3.
Ecco i passaggi più importanti:
“Per far fronte alla crisi economica serve un patto di solidarietà tra lo Stato e il contribuente e finanziamenti a fondo perduto. Non è possibile, dopo due mesi di lockdown con tante imprese che hanno chiuso su indicazione dello Stato, chiedere il pagamento delle tasse”.
“Le tasse si ricomincino a pagare a partire dal 31 dicembre 2020 e si fermino tutti gli accertamenti fiscali per oltre 8 milioni. Si pensi piuttosto a pagare i crediti che vantano tantissime imprese.
Lo Stato non può essere un pagatore lentissimo e un esattore velocissimo. Ci sono 70 miliardi di euro che devono essere restituiti alle imprese, senza i quali molti di questi imprenditori sono già falliti”.
“Il Covid è una guerra e come tale va trattato. Per questo non è possibile dire agli imprenditori di indebitarsi ulteriormente e pagare tra sei anni”.
“Gli italiani hanno bisogno di soldi, visto che 12 milioni di italiani non hanno ancora ricevuto né bonus né cassa integrazione.
Alla maggioranza e al governo diciamo ‘fatevi aiutare’. Troviamo insieme soluzioni, consapevoli che quelle persone che non hanno ancora ricevuto niente dallo Stato vivono un dramma enorme.
E servono aiuti specifici per quei comparti che fanno grande l’immagine dell’Italia nel mondo e sono messi in ginocchio dalla crisi quali turismo, cultura, cibo, moda, design.”
“Ci sono a disposizione 55 miliardi da dare a lavoratori e alle imprese ma bisogna accelerare e indirizzare bene queste risorse.
Pensiamo al turismo: gli sgravi fiscali per le vacanze sono utili ma non sono la soluzione perché, ammesso che ci sia qualche hotel aperto, quest’anno gli italiani in vacanza non ci andranno.
Ora è il tempo di dare agli italiani soldi freschi. È accaduto in altri Paesi europei, dove con un semplice ‘pin-code’ gli imprenditori hanno avuto risorse nello stesso giorno della richiesta”.
“Nessun pregiudizio ideologico contro i braccianti stranieri, ma dobbiamo pensare prima ai 4milioni di disoccupati italiani.
Più che le regolarizzazioni, che riguarderebbero 600.000 persone e diventerebbero una stabilizzazione, meglio riattivare i cosiddetti ‘corridoi verdi’ per risolvere il problema della carenza di lavoratori nei campi.
È una soluzione già in vigore in Italia e nel resto d’Europa e che consentirebbe di far venire, per esempio dal Marocco o dalla Romania, chi già lavorava nelle nostre terre.
Quanto alla regolarizzazione, non sottovalutiamo un altro pericolo: se stabilizziamo i lavoratori agricoli provenienti dall’estero senza avere i soldi per mantenerli anche dopo, rischiamo solo di creare nuova delinquenza e nuovo welfare criminale”.