Voto a distanza? Essenziale il ruolo del Parlamento
«Serve consenso trasversale, ma il Governo ignora le Camere e l’opposizione».
«Il nostro obiettivo deve essere consentire al Parlamento di potersi esprimere perché, soprattutto nelle emergenze, le istituzioni devono svolgere come e più di sempre il loro ruolo di garanzia democratica».
A parlare è Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia ma anche Costituzionalista.
Nei giorni in cui la Camera, causa assenze Covid (un centinaio tra positivi e in quarantena i deputati assenti tra cui 5 capigruppo) è stata costretta a rinviare tutte le votazioni e al Senato, la settimana scorsa, la maggioranza assoluta sullo scostamento di bilancio è stata fino all’ultimo appesa al bollettino medico, torna con forza alla ribalta il tema del voto a distanza. Le opposizioni, salvo qualche eccezione, sono però contrarie.
Presidente perché vi opponete al voto a distanza?
«La nostra stella polare è mantenere salda la funzione del Parlamento. Se questo è il presupposto vanno percorse tutte le opzioni possibili per garantirlo: dall’ampliamento degli spazi dell’aula del Senato al voto pro quota già sperimentato con successo, grazie al gentleman agreement tra le forze politiche, nella fase più acuta del Covid».
E il voto da remoto?
«Non può essere escluso a priori ma vanno valutate ovviamente con scrupolo le compatibilità costituzionali, interpretando però lo spirito della Carta con gli occhi della modernità, tenendo conto che i Padri costituenti non disponevano degli strumenti tecnologici di oggi.
È evidente che scelte di tale portata, sia pure temporanee, esigono un consenso larghissimo e trasversale».
Che al momento però non c’è per l’opposizione del centrodestra…
«Come ho già detto l’obiettivo deve essere quello di garantire e rafforzare il ruolo del Parlamento.
E per primi dovrebbero esserne consapevoli il Governo e la maggioranza. Ancora una volta, invece, l’esecutivo con il Dpcm della scorsa notte ha deciso senza coinvolgere l’opposizione e il Parlamento. Lo stesso aveva fatto in occasione dei decreti Covid approvati a colpi di fiducia».
Il premier Conte vi ha più volte invitato a presentare proposte.
«E noi lo abbiamo fatto, recependo il richiamo del Capo dello Stato alla condivisione delle scelte e della responsabilità.
Abbiamo votato i primi scostamenti assieme alla maggioranza ma il Governo è rimasto sordo, ignorando le proposte dell’opposizione, a partire dal rinvio delle scadenze fiscali e delle cartelle esattoriali, posto con largo anticipo. Così come in modo confuso e autoreferente sta procedendo sul Recovery plan. Per non parlare del Mes protagonista anche oggi delle divisioni della maggioranza e dell’esecutivo».
Anche il centrodestra è diviso: se foste al Governo che fareste visto che Salvini e Meloni sono contrari al Salvastati?
«L’onere della responsabilità non si può eludere, a maggior ragione quando si governa.
Gli argomenti per far riflettere i nostri alleati sarebbero difficilmente accantonabili».
Articolo di Barbara Fiammeri per «Il Sole 24 Ore»