Famiglie “segregate” in attesa dei certificati di guarigione? Si intervenga
Una famiglia di Valsamoggia è “segregata” in casa, nonostante i venti giorni trascorsi dal tampone negativo, in attesa dei certificati di guarigione dal Covid19.
Una storia paradossale che apre numerosi interrogativi sulla gestione della seconda ondata della pandemia. Capiamo le difficoltà, comprendiamo che c’è un tema importante anche legato alla carenza di personale, ma questi episodi non possono e non devono accadere.
Non sono ammissibili tali ritardi, soprattutto non è oltremodo tollerabile lasciare una famiglia nell’incertezza sul da farsi, impossibilitata anche a mettersi in contatto con l’azienda sanitaria. E dire che perfino il sindaco di Valsamoggia ha dovuto ammettere che, solo nel suo Comune, esistono una ventina di situazioni simili. Quindi, è evidente che siamo di fronte a un sistema che non funziona e che presenta diverse carenze.
Serve adesso una risposta immediata per le persone che, ormai guarite, chiedono solo di poter tornare al lavoro. Mi auguro che, dopo la segnalazione pubblica fatta da questa famiglia, la situazione si possa definitivamente sbloccare e che si metta in campo un protocollo ben definito per dare tempistiche certe ai fini dell’attestazione dell’avvenuta guarigione.