Vaccini, l’Italia ha cambiato passo, ora tocca all’Ue
E’ evidente l’accelerazione impressa da Draghi non solo sulla funzionalità del piano vaccinale, ma anche sulla strutturazione di un’efficace risposta antipandemico nel medio periodo.
La Protezione Civile supporterà con i suoi mezzi le regioni in difficoltà, oltre a garantire dove necessario la vaccinazione porta a porta; saranno coinvolti i medici aziendali oltre che la rete degli ambulatori dell’Inail, e la sinergia tra governo e industria farmaceutica consentirà all’Italia di contribuire fattivamente all’autonomia europea sulla produzione dei vaccini. Ma ci vorranno sei mesi per mettere a regime il sistema, ed è lecito chiedersi perché tutto questo non sia stato fatto prima. Così come è lecito aspettarsi un cambio di passo anche in sede comunitaria: è una buona notizia che l’Ema abbia finalmente avviato la valutazione dello Sputnik. Visto che la Commissione ha annunciato altri ritardi fino ad aprile nelle consegne da parte di Astrazeneca, sarebbe assurdo alzare muri burocratici nei confronti della Russia, che è pronta a mettere a disposizione dell’Ue 50 milioni di dosi.