Nell’ambito della legge 104, sempre più importante nella nostra società, arriva la possibilità di un nuovo congedo della durata, questa volta, di 24 mesi. Destinato, per ovvie ragioni, agli invalidi. Alcune novità, però, sono davvero sorprendenti. Andiamo a vedere le ultime.
Per quanto riguarda la tutela degli invalidi, come è noto le cose cambiano di continuo, dal momento che da anni va avanti il lavoro per consentire loro di avere la miglior vita possibile. E di superare gli ostacoli rappresentati dalla loro condizione, per l’appunto, di invalidità.

Da questo punto di vista, sono tanti gli strumenti che negli anni sono stati posti in essere. Molto spesso, anche in maniera caotica e non proprio lineare, per usare un eufemismo. Da questo punto di vi sta, è in arrivo un nuovo congedo attorno al quale è molto, molto importante fare chiarezza.
Dal momento che si tratta di una fetta di popolazione numericamente rilevante e che c’è sempre poca chiarezza a riguardo, è importante andare a sottolineare quelle che sono le principali novità in materia di legge 104 a proposito proprio di congedi. Ne sta, infatti, come detto, per arrivare un nuovo che vedrà la luce in maniera concreta ed effettiva, per così dire, a partire dal 2026, per espressa previsione dell’art. 2 della L. n. 106 del 2025. Andiamo a vedere quali sono le novità che vengono introdotte e per quale motivo sono in tanti a storcere il naso.
Legge 104, nuovo congedo in arrivo: tutto quello che c’è da sapere
La prima cosa da sottolineare è che i lavoratori affetti da malattie oncologiche in fase attiva o in crescita precoce, così come quelli che fanno i conti con patologie croniche o invalidanti e un’invalidità riconosciuta pari ad almeno il 74%, potranno usufruire di dieci ore retribuite aggiuntive all’anno.

Ma attenzione. Per effetto della medesima legge, infatti, si aprono le porte ad un congedo straordinario di 24 mesi destinato ancora una volta ai lavoratori con invalidità pari o superiore al 74% e affetti da malattie oncologiche o invalidanti.
L’aspetto che meno di tutti convince, per così dire, è che si tratta di un congedo non retribuito. Questo vuol dire che il lavoratore conserva il diritto a mantenere il proprio posto di lavoro, ma non riceve né lo stipendio né tantomeno matura anzianità o contributi. Se ne può usufruire solo dopo aver esaurito tutti gli altri permessi di assenza giustificata previsti dal contratto. Si tratta di una norma che serve ad evitare il rischio di un licenziamento, ma che non protegge rispetto a quello che è il disagio economico che si viene a creare in maniera fisiologica.





