Facciamo un incubo e rimaniamo profondamente angosciati anche dopo il risveglio. Il motivo è incredibile, ecco cosa hanno scoperto gli psicologi.
Le attività oniriche si manifestano nella fase Rem (Rapid Eye Movement), contestualizzabile verso l’alba, quando il sonno comincia a essere più leggero. La caratteristica dell’incubo è che, contrariamente ai classici sogni, non accompagna il soggetto verso il risveglio, ma produce uno shock improvviso. È come se qualcuno vi mettesse paura, urlandovi nell’orecchio mentre state dormendo. Uno scherzo pessimo.

Generalmente l’evento si consuma in 4 fino a 15 minuti. La persona può addormentarsi nuovamente, soprattutto se riesce a razionalizzare in tempi istantanei l’accaduto. Quando invece l’incubo è più pervasivo, perché magari può essere percepito come verosimile – esempio: una madre sogna di perdere il figlio minorenne al luna park –, allora può capitare che quello stato di angoscia si protragga per tutta la giornata.
Ci sono però delle dinamiche precise per cui questo accade. Non sono così scontate.
Irrequietezza post-incubo, cosa succede veramente al nostro cervello
Non esiste una motivazione univoca che spiega la sensazione di inquietudine che ci pervade in seguito a un incubo e che spesso si protrae nell’arco della giornata. Gli psicologi però hanno individuato tre ragioni scatenanti, derivate dai processi che favoriscono l’origine dell’incubo durante le ore di sonno. In primo luogo, gli esperti parlano di una risposta allo stress. Non dobbiamo mai dimenticare la nostra natura animale. L’incubo scatena uno stato di allerta. Fattore che produce, di conseguenza, ansia e agitazione.

Inoltre – e qui andiamo al secondo punto –, essendoci svegliati di soprassalto, il cervello fa fatica a riconnettersi immediatamente con la realtà. L’abbandono della fase REM e il risveglio, in una condizione normale, avviene in maniera graduale. E questo ci permette di lasciare il mondo dei sogni senza shock improvvisi. La mente, a causa della percezione di trovarsi ancora all’interno dell’incubo, non neutralizza immediatamente la risposta emotiva a quest’ultimo.
Terzo, ma non per importanza, non possiamo non parlare dell’elaborazione delle questioni irrisolte. Diversi psicologi hanno osservato come il tentativo di oscurare pensieri intrusivi e dolorosi durante la giornata possa favorire una ripercussione durante le ore notturne. Il cervello in qualche modo deve accettare anche il malessere psicofisico, interiorizzandolo e imparando a gestirlo. Quando un soggetto si auto-reprime, viene da sé che quei pensieri troveranno un altro modo di palesarsi. Appunto attraverso i brutti sogni.





