Il tema delle pensioni è uno dei più caldi nel nostro paese non soltanto per le formule con le quali abbandonare il mondo del lavoro, ma anche perché il futuro preoccupa (e non poco) molti giovani.

Il sistema pensionistico è senza dubbio sotto pressione e in tanti sono sfiduciati su quando verrà il loro momento: per questo, una delle opzioni considerato è quella della pensione integrativa, ovvero dei versamenti periodici di denaro in un fondo pensione.
Quando arriverà il momento del pensionamento, questo capitale accumulato può essere convertito in un capitale periodico, unico o una combinazione delle due formule; un piccolo “tesoretto” da utilizzare nel momento in cui si esce dal mondo di lavoro e che porta benefici su versamenti e rendimenti.
Ma quanto si arriverebbe a risparmiare se, effettivamente, si decidesse di aderire alla pensione integrativa già da molto giovani, magari a 30 anni, oppure se si iniziasse molti anni prima di andare in pensione, come a 40 o a 50 anni? La simulazione che dovrebbe far riflettere.
Pensione integrativa, le simulazioni sugli accumuli a seconda dell’età
Come riportato dal sito PMI, le simulazioni parlano chiaro: chi si iscrive presto a questi fondi per la pensione integrativa può arrivare a costruire, negli anni, un capitale di grandissima importanza. Iniziare a 30 anni significa avere a disposizione, al momento della pensione, un tesoretto di € 131.100, che invece scendono a € 115.490 ritardando l’adesione di dieci anni, e dunque inizando a 40 anni.

A 50 anni si arriva a € 93.010, mentre iniziando a 60 a € 62.730 €; le proiezioni, che variano comunque da caso a caso, dimostrano come partire in anticipo e pensare già da giovani al proprio futuro è nettamente vantaggioso. L’unico problema, purtroppo, resta la grande pressione fiscale che pesa sulle tasche di tanti giovani lavoratori, spesso più impegnati a “sopravvivere” e arrivare a fine mese che a pianificare in maniera lungimirante.
Questo è dimostrato anche dai numeri: sempre come riportato da PMI, ad oggi soltanto il 38,8% dei lavoratori dipendenti e il 23,7% degli autonomi risulta iscritto a un fondo pensione. Senza dubbio, in alcuni casi, una mancanza di gestione corretta del denaro e pianificazione; in molti l’altri, l’impossibilità di arrivare davvero a mettere via qualcosa dopo aver pagato bollette, affitto, mutuo, benzina e varie altre spese per mantenere.





