Il diritto all’accesso alle prestazioni sociali continua a generare contenziosi in Italia, anche se non per tutti.
Questo accade spesso a causa di interpretazioni restrittive delle normative da parte dell’INPS. Un caso emblematico è quello del Bonus Asilo Nido, dove un’ordinanza del Tribunale di Monza ha recentemente smantellato l’ennesimo ostacolo burocratico.
La sentenza, accogliendo il ricorso di una cittadina ecuadoriana e di ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione), ha stabilito che la prestazione è dovuta anche ai titolari di permesso di soggiorno per “attesa occupazione”. Il contenzioso ruota attorno alla Circolare INPS n. 60/2025, che disciplina le modalità di accesso al Bonus Asilo Nido e, in modo inspiegabile, ha escluso i cittadini stranieri in possesso di permesso per “attesa occupazione” (ex art. 22 comma 11 TU immigrazione).
Il medesimo problema era già sorto con riguardo all’Assegno Unico Universale. Anche in quel caso, l’INPS aveva sostenuto la tesi dell’esclusione per i titolari di permesso per attesa occupazione, venendo sistematicamente smentita dalle decisioni dei Tribunali e delle Corti d’Appello che hanno imposto l’estensione del beneficio. Nel caso del Bonus Asilo Nido, la posizione restrittiva dell’INPS è stata manifesta fin dall’inizio.
Già prima della circolare 60, l’Inps aveva tentato di limitare la prestazione ai soli titolari di permessi di lungo periodo. Anche in quella occasione, la magistratura aveva ordinato di estendere la prestazione a tutte le persone straniere regolarmente soggiornanti.
Dopo tali precedenti, l’INPS aveva apparentemente risolto il problema, accogliendo le domande. Tuttavia, la successiva circolare 60, pur aprendo a quasi tutti i permessi, ha ricreato la discriminazione formale escludendo il permesso per attesa occupazione. L’accesso a questa prestazione è fondamentale, specialmente per le comunità straniere, e il suo blocco genera disuguaglianza sociale. Il bonus abbassa in modo rilevante i costi dell’asilo nido, che rappresentano una delle voci di spesa più pesanti per le famiglie.
Facilitando l’inserimento dei bambini al nido, il bonus supporta la partecipazione al lavoro di entrambi i coniugi. Questo è cruciale per le comunità straniere, che spesso registrano tassi di occupazione femminile più bassi rispetto a quelli degli italiani. L’ordinanza del Tribunale di Monza ha ora rimosso questo nuovo ostacolo, imponendo all’INPS di modificare la Circolare 60 e allinearsi al principio di inclusione già affermato per l’Assegno Unico. Ciò garantisce che la condizione di regolarità del soggiorno prevalga sulla sua specifica motivazione burocratica.
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