Presto i fan di Stranger Things potranno conoscere il finale della storia di Undici e di Hawkins, anche se alcuni tasselli della trama sono stati esclusi dalla quinta stagione e utilizzati come trama dello spettacolo teatrale ‘Stranger Things: The First Shadow’, il che limita la comprensione completa delle origini di quel male contro cui i protagonisti stanno lottando.
La scelta di utilizzare un intero arco narrativo per produrre uno spettacolo teatrale dedicato alla serie è in linea con i trend moderni di esportazione di un brand al di fuori dei propri confini originari. Qualcosa di simile è stato fatto in passato con Star Wars – il cui universo narrativo era stato spezzettato già da Lucas prima dell’avvento di Disney – e più di recente con Harry Potter, il cui prosieguo narrativo riguardante una nuova generazione di maghi – i discendenti dei protagonisti della saga vista al cinema – è stato visibile solo dai pochi fortunati londinesi che hanno visto l’opera teatrale.

L’idea di un universo narrativo connesso e suddiviso in varie opere è stato il fulcro del successo dell’epopea cinematografica di Marvel ed è stata ripresa anche dalla Warner Bros per le produzioni riguardanti l’universo fumettistico della DC (a dire il vero con scarsi risultati in questo caso).
Non sorprende dunque che si sia voluto sfruttare la fama della serie Netflix per spingere a teatro i fan e nemmeno che quanto narrato sia direttamente collegato con quanto accadrà nella quinta stagione.
Non sarebbe nemmeno un problema così grosso se lo spettacolo fosse stato disponibile per chiunque, ma gli unici fortunati a poter godere del quadro completo della storia sono gli abitanti di Londra e di New York che hanno fatto in tempo ad accaparrarsi i biglietti.
E sebbene i Duffer Brothers abbiano rassicurato sul fatto che l’aver visto lo spettacolo non sarà necessario per godere della trama, è pur sempre vero che chi non l’ha potuto vedere non conoscerà tutti i dettagli necessari a comprendere l’origine del male che affligge Hawkins.
Stranger Things: come lo spettacolo teatrale si collega alla stagione finale
Lo spettacolo teatrale dedicato a Stranger Things è un prequel di quanto visto nella serie tv. Ambientato nel 1959, vede come protagonisti principali Henry Creel (Vecna) Joyce Byers (il cui cognome da nubile era Maldonado), Jim Hopper e Bob Newby quando avevano l’età dei protagonisti della serie.

La storia esplora il passato di Henry, dunque ci mostra il suo arrivo a Hawkins, pezzi di vita in casa con la sua famiglia e dunque con la sorellina Alice e con i genitori Victor e Virginia. Ci troviamo dunque dinnanzi ad un approfondimento della psicologia del villain, scopriamo dettagli inediti sulla sua infanzia e come la crescita dei suoi poteri finisce per ossessionarlo.
Scopriamo che prima dell’arrivo a Hawkins, Henry si era reso protagonista di un incidente simile a quello visto nella quarta stagione (l’uccisione dei genitori) e che questo aveva spinto la sua famiglia a trasferirsi. Lo vediamo alle prese con l’esercizio di quei poteri, un’attività di cui fanno spese gli animali locali.
Proprio la morte insolita di questi animali spinge Joyce, Jim e Bob ad investigare sulle cause e a scoprire parte di ciò che capita. Nella seconda parte assistiamo allo sviluppo del rapporto tra Henry ed il dottor Brenner, scopriamo che prima di essere completamente avvolto dall’oscurità aveva instaurato una relazione sentimentale con Patty (la sorella adottiva di Bob) e che la sua discesa nella distruzione è indotta dal Mind Flayer.
Lo spettacolo teatrale insomma ci svela che Vecna non è il nemico principale, è solo uno strumento di un’entità malvagia che risiede nel sottosopra di Hawkins da tempo immemore.
Scopriamo anche che c’è una persona che potrebbe fungere da contatto e che potrebbe essere la chiave per la risoluzione della guerra tra mondi (vedremo Patty nella stagione finale?). Al contempo la presenza di un male superiore permette di ipotizzare un futuro narrativo con altri protagonisti, magari impegnati a contrastare la riemersione del male antico ai giorni nostri.





