Si tende a pensare che l’assegno di mantenimento debba essere pagato solo all’ex, ma c’è una sentenza che cambia ogni convinzione, è bene saperlo.
Arrivare a una separazione non è mai semplice, spesso si tende a fare il possibile per salvare il rapporto, a maggior ragione se si hanno figli in comune pensando che questo possa evitare di farli soffrire. A volte, però, diventa quasi inevitabile guardare in faccia alla realtà e prendere strade diverse, in fondo ha poco senso portare avanti un legame per inerzia e magari senza più sentimento, anche se questo può essere pesante sul piano economico.

Uno dei due coniugi è inevitabilmente costretto a guardarsi attorno in cerca di un’altra casa, oltre a dover mettere in conto di pagare l’assegno di mantenimento, spesso non così basso.
L’importo da corrispondere su base mensile viene in genere sancito dal giudice provando ad aiutare chi è più debole sul piano economico, anche se dover mettere da parte sempre una determinata cifra aumenta non di poco le difficoltà. L’auspicio di tutti è che questo non possa essere motivo di discussione tra le parti se dovessero emergere difficoltà. In realtà, la situazione potrebbe complicarsi in un modo a cui in pochi pensano, può esserci infatti la possibilità di dover versare una somma anche a qualcuno a cui non si era pensato.
L’assegno di mantenimento non spetta solo alla ex: ecco a chi devi pagarlo
L’entità dell’assegno di mantenimento deciso in fase di separazione è spesso oggetto di aspre discussioni tra le parti, spesso si tende a non accontentarsi e si tende a chiedere una cifra più elevata, senza tenere presente quanto doverlo versare possa causare difficoltà. Tra i motivi di disputa possono esserci poi anche ritardi in merito alla data stabilita, cosa che può essere poi motivi di litigi anche aspri.

Non è però finita qui, non è detto che si sia costretti a pagare un importo fisso solo alla persona con cui si è diviso un tratto di vita. A rivoluzionare le idee di molti ci ha pensato una recente sentenza, che ha stabilito la necessità di dover pagare l’assegno di mantenimento anche ai due gatti che la coppia aveva, considerandoli parte della famiglia.
Non si tratta, è bene precisarlo, di una decisione presa in Italia, bensì in Turchia, dove hanno stabilito sia fondamentale contribuire anche al mantenimento degli animali che finiscono per vivere solo con uno dei due coniugi, chiamato a sostenere le spese per il suo sostentamento da solo.
Nel documento si specifica che “Bu?ra B. (il nome di uno dei due, ndr) si impegna a versare 10 mila lire turche ogni tre mesi per le spese di mantenimento dei due gatti, per un periodo di dieci anni”. La somma – circa 240 euro a trimestre – sarà rivalutata in base agli indici dei prezzi al consumo pubblicati dall’Istituto nazionale di statistica turco. I giuristi hanno comunque definito questo modo di agire del tutto simile a quanto avviene con l’assegno di mantenimento perché riconosce agli animali domestici un ruolo giuridico e affettivo che va oltre la semplice “proprietà”.

Non è detto questo non porti a una svolta anche in ambito legale. Secondo la legge turca, infatti, i gatti sono ancora classificati come “beni mobili”, ma si è sempre più vicini a una modifica grazie ad alcune variazioni inserite nella Legge sulla Protezione degli Animali n. 5199, dove si parla di inserire negli accordi di divorzio clausole relative al benessere, alla custodia e al sostegno economico degli animali domestici.
Questa decisione, è bene precisarlo, può essere considerata una novità solo in parte, non è la prima volta che le coppie in Turchia prendono accordi sulla gestione delle spese previste per gli animali domestici che avevano in comune, ma non inserendo questo tra le varie decisioni che vengono prese dal giudice.
Anzi, in questo caso non si stabilisce un importo di base, ma si evidenzia anche la possibilità che il valore possa essere modificato sulla base dell’inflazione. Almeno per ora non si è ancora arrivati a questo passo anche in Italia, ma non è detto che la strada sia poi così lontana.





