Dal prossimo anno scatteranno aumenti progressivi e pluriennali sulle accise che colpiranno non solo le sigarette. Ecco quali prodotti saranno interessati.
Nella manovra finanziaria, in via di definizione in Parlamento, c’è un nuovo calendario di aumenti delle accise sui prodotti del tabacco. Aumenti che, qualora fosse confermato l’impianto della Legge di bilancio, dovrebbero scattare a partire al 1 gennaio 2026.
La questione ruota attorno al fatto che i rialzi previsti dall’esecutivo sono pluriennali e progressivi. Ogni 1 di gennaio, per tre anni – 2026, 2027 e 2028 – scatteranno nuovi aumenti. A differenza di quanto accaduto in passato non parliamo di interventi una tantum, bensì di una strategia strutturata dal punto di vista fiscale. Al centro del provvedimento il fatto che nel mirino non ci sono solo le classiche sigarette. Insomma, di quali aumenti stiamo parlando?
Partiamo proprio dalle sigarette. L’aumento medio stimato è di 15 centesimi nel 2026, 25 centesimi nel 2027 e 40 centesimi dal 2028. Ciò significa che se un pacchetto costa 5,30 euro oggi potrebbe arrivare a 5,70 euro in due anni. Gli aumenti riguarderanno anche il tabacco trinciato, da sempre considerato uno dei prodotti più economici. In questo caso si parla di 50 centesimi nel 2026, 65 centesimi nel 2027 e 80 centesimi nel 2028.
Non saranno immuni dai rialzi nemmeno i dispositivi ibridi a tabacco riscaldato. I rialzi previsti parlano di 8/10 centesimi nel 2026, 10/12 centesimi nel 2027 e 12/15 centesimi nel 2028. Infine, le sigarette elettroniche, ovvero le cosiddette e-cig. Qui l’attenzione si è concentrata sui liquidi: aumenteranno del 10% i liquidi contenenti nicotina e del 5% quelli senza nicotina. Si tratta della prima volta che il vaping, almeno dal punto di vista fiscale, viene assimilato al tabacco.
Ma perché i nuovi aumenti? L’obiettivo della politica è duplice. Il primo fattore è quello di fare cassa. Secondo le stime del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il settore garantirebbe più di un miliardo di entrate in tre anni. Storicamente, il tabacco è una delle fonti fiscali considerate più sicure e a cui si fa ricorso in tempi di grande pressione sui conti pubblici. Il secondo elemento che sta portando ai rialzi riguarda la motivazione sanitaria.
Lo scopo è di scoraggiare i consumi, specie tra i più giovani e le fasce deboli. In tal senso l’Italia si sta allineando a strategie già addottate in moltissimi Paesi europei.
Nel nostro Paese la svolta dal punto di vista culturale deriva dalla Legge Sirchia del 2005. Da allora, negli ultimi vent’anni, i prezzi delle sigarette sono aumentati più volte. Stavolta, però, stiamo assistendo ad un’estensione del concetto di tabacco a tutte le forme di consumo di nicotina.
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