Non c’entra solo il materiale, spesso c’entra anche la lavorazione. Saper leggere l’etichetta aiuta a evitare quei vestiti che fanno i pelucchi già dal primo lavaggio.
Almeno una volta nella vita ci siamo cascati tutti: capi apparentemente lisci, magari in puro cotone, che dopo pochi lavaggi iniziano a riempirsi di quei pallini fastidiosi. Il fenomeno si chiama pilling ed è più comune di quanto immaginiamo. I pelucchi si formano quando le fibre si spezzano o si sfilacciano e, con lo sfregamento, si aggrovigliano tra loro.

Ma non è solo sfortuna: contano due cose precise, il tipo di fibra e come è stata lavorata. Ed è qui che spesso anche il prezzo del capo diventa un indizio. I tessuti sintetici come poliestere, acrilico e nylon tendono a fare più pilling perché le fibre sono resistenti e restano attaccate al tessuto, formando pallini. Le mischie, come cotone più poliestere, sono spesso le peggiori: il cotone si consuma, il sintetico trattiene. Al contrario, fibre naturali di qualità – cotone a fibra lunga, lino, lana ben filata – resistono meglio.
La lavorazione è il dettaglio che molti ignorano. Maglie molto morbide, soffici e “pelose” sono bellissime al tatto, ma spesso producono pelucchi in serie. Tessuti più compatti e ben ritorti durano di più. E se ci fossimo cascati? Nessun dramma: si può rimediare.
Come evitare (o almeno ridurre) i pelucchi sui vestiti
Una volta capito perché si formano, il passo successivo è provare a tenerli sotto controllo. In alcuni casi si possono evitare quasi del tutto, in altri si possono solo gestire.

Partiamo dal cotone: qui il pilling è medio-basso, ma dipende dalla qualità. Il trucco è trattarlo bene fin dall’inizio: lavarlo al rovescio, usare programmi delicati a 30–40 gradi ed evitare l’asciugatrice nei primi lavaggi. Meglio ancora se è cotone 100% e non misto: quello buono resiste, quello scadente si tradisce subito.
Con la lana classica i primi pelucchi sono normali. Lavaggi a mano o programma lana, detergente specifico, zero sfregamenti e asciugatura in piano fanno metà del lavoro. Merino e cashmere possono fare qualche pallino all’inizio, ma se sono di qualità col tempo si stabilizzano: lavaggi pochi, arieggiare spesso e levapelucchi solo quando serve.
I sintetici sono i peggiori: lavaggi al rovescio, sacchetti salvabucato, niente zip o jeans nello stesso cestello e asciugatrice bandita aiutano, ma non fanno miracoli. I tessuti misti restano i più “problematici”: qui conviene lavare meno e separare i capi ruvidi. Il lino, invece, è quasi immune: stropiccia sì, pelucchi zero. Viscosa, modal e lyocell sono morbidi e belli, ma vanno trattati con gentilezza. Per risolvere? Ovviamente passarci la lametta (con cautela e non sulla lana troppo intrecciata) o i classici aggeggi leva pelucchi.





