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La posizione di Bernini sul Ddl per il contrasto ai fenomeni di omotransfobia

Meno slogan, più rispetto: un intervento che difende la libertà di espressione, denuncia l’omofobia e richiama alla responsabilità delle istituzioni

La posizione di Bernini sul Ddl per il contrasto ai fenomeni di omotransfobia – annamariabernini.it

Cari amici, in moltissimi avete chiesto quale fosse la mia posizione circa il disegno di legge sulle misure di prevenzione e contrasto ai fenomeni di omotransfobia. Con rammarico devo constatare che anche in questa occasione il dibattito si è polarizzato tra opposte tifoserie che hanno fatto del muro contro muro l’unico metodo di confronto. Questo, a mio avviso, impedisce di andare al cuore della piaga dell’omofobia che purtroppo esiste e si manifesta ogni giorno.

I diritti però non possono essere una partita da giocare in modo tattico. Non sono né di destra, né di sinistra: toccano la carne viva del Paese, incidono situazioni che già esistono intorno a noi e che vanno trattate con molto più rispetto. Ecco, servono meno slogan e più rispetto.

Il tema è divisivo, non possiamo e non dobbiamo nascondercelo. Pensare che le ragioni possano trovarsi interamente in una posizione piuttosto che in un’altra significa non voler comprendere le ragioni degli altri. Un autentico liberale non può accettare a cuor leggero alcuna forma di limitazione alla libertà. E con la stessa fermezza difenderà la libertà di espressione di tutti, specie di coloro che la pensano all’opposto rispetto alla propria sfera valoriale.

È in questo spazio di confronto, infatti, che si crea quel terreno su cui germoglia la democrazia. Per questo motivo non posso dire di apprezzare nella sua interezza il disegno di legge Zan. Mi preoccupa molto, infatti, il rischio di travalicare il confine della tutela legislativa con l’effetto di imporre una diversa visione della società in odore di pensiero unico. Su questo punto, nelle sedi opportune, va assolutamente trovato un correttivo.

Tuttavia, il bisogno di affermare un punto di avanzamento — questo sì liberale — nel poter essere sé stessi in ogni occasione e senza timore, prevale sulle criticità qui espresse. C’è oggi in Italia una comunità di persone che ha bisogno di sapere che le istituzioni sono al loro fianco per riconoscere e garantire davvero un diritto di libertà troppo spesso macchiato da violenze fisiche o verbali.

Ogni ragazzo o ragazza di questo Paese deve essere libero di esprimere e vivere la propria sessualità come meglio crede. È una delle certezze che mi accompagna da molto prima di impegnarmi in politica. Cari amici, è incredibile dover ribadire ciò che dovrebbe essere scontato: il diritto di sentirsi liberi di essere sé stessi da Udine a Cosenza, da Lecce ad Aosta. Dovete avere la certezza che se qualcuno cercherà di strapparvi o di comprimere questa libertà, o di farvi del male, verrà adeguatamente perseguito. Questo è l’unico importante messaggio che va trasmesso attraverso questo atto legislativo.

Va sradicata dalle menti deboli l’idea che essere omosessuali sia sbagliato o, peggio ancora, un atteggiamento da punire. Penso, ad esempio, a quel soggetto che ha attraversato i binari della metropolitana per aggredire due ragazzi innamorati.

Con eguale sincerità però voglio dirvi: la battaglia è tutt’altro che vinta. Non sarà di certo l’approvazione o meno del ddl Zan a far cessare gli episodi di odio omotransfobico. Far passare il messaggio che questo provvedimento sia la panacea di tutti i mali è sbagliato e pericoloso. Semmai rappresenta una picconata — pur importante — a quel muro fatto di ignoranza, pregiudizi e paura che impedisce la vera inclusione.

Questo muro non potrà mai essere abbattuto dal mero strumento coercitivo. Servono tempo, cultura, buone pratiche e normalizzazione. È un impegno ambizioso e non reversibile. Non possiamo, infatti, negare diritti di libertà a nostri concittadini che fanno parte, a pieno titolo e senza distinzioni, di quel perimetro all’interno del quale agisce il nostro contratto sociale, sulla base del quale i diritti di ognuno di noi devono trovare come limite invalicabile solo ed esclusivamente i diritti dell’altro.

Per quanto riguarda la sottoscritta, sono sempre pronta a scendere in campo per onorare la più preziosa delle libertà: l’amore.

Antonio Papa

Giornalista pubblicista dal 2010, "fratello maggiore" di tanti redattori del network, autore di trasmissioni televisive. In TvPlay sono, insieme a Claudio Mancini, il conduttore di FantaTvPlay, di "Chi Ha Fatto Palo" e di altri format creati da noi. Sono una persona che ha fatto della scrittura la sua ragione di vita, coronando un sogno che avevo fin da bambino. Il mio motto è “lavorare seriamente senza mai prendersi sul serio”. Cerco di trasmettere la mia passione e il mio entusiasmo alle persone che lavorano con me: quando ci riesco… ci divertiamo!

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