Il 2025 sta portando con sé una tredicesima più pesante nei numeri, quasi 50 miliardi complessivi, ma meno solida nel potere d’acquisto.
Da oltre settant’anni, ovvero da quando è stata introdotta nel 1960, la tredicesima è riconosciuta a lavoratori dipendenti e pensionati. È una liquidità aggiuntiva pensata per il periodo natalizio, quando le spese degli italiani crescono inevitabilmente.

È parte di una retribuzione annuale. Ciò significa che ogni mese il datore di lavoro mette da parte un dodicesimo dello stipendio lordo, pagato poi al dipendente attraverso un’unica soluzione nel mese di dicembre. La tredicesima mensilità spessa ai dipendenti a tempo indeterminato o determinato, full time o part time, ma non solo. Rientrano tra i beneficiari anche i percettori dell’assegno sociale, i pensionati, i lavoratori privati o pubblici.
A meno che non sia previsto da specifici accordi integrativi, non percepisce la tredicesima chi svolge un lavoro parasubordinato o autonomo. Detto questo, quando arriva la tredicesima 2025? È bene sottolineare che non è prevista per legge una data univoca, ma la prassi è ormai consolidata. Per i pensionati il pagamento è fissato al 1 dicembre, unitamente al cedolino. I dipendenti pubblici la percepiscono intorno alla metà del mese.
Il monte tredicesime nel 2025 vale 49,9 miliardi di euro
Gli ultimi a vedersi accreditata la tredicesima saranno i lavoratori dipendenti del settore privato. Il periodo da segnare in rosso è tra la seconda settimana dell’ultimo mese dell’anno ed il 23 dicembre. L’importo della tredicesima 2025 è lordo, dunque non è soggetto a tassazione Irpef e non comprende indennità, premi o straordinari. Solitamente perciò è inferiore ad una normale mensilità. Unica eccezione la tredicesima dei pensionati, che coincide con quello del cedolino di dicembre.
Stando alle stime di Confcommercio, il cosiddetto monte tredicesime nel 2025 vale 49,9 miliardi di euro, in aumento di 2,4 miliardi rispetto allo scorso anno. La spesa media delle famiglie si attesterà intorno ai 1960 euro.

La crescita sarà dunque significativa rispetto agli anni precedenti. Nonostante questo, però, gli aumenti significativi dei prezzi di beni e servizi continuerà a pesare molto sul potere d’acquisto. Basti pensare che solo per pandori e panettoni industriali c’è stato un aumento del 42% rispetto al 2021.
È anche per questo, e più in generale per il contesto macroeconomico, che il Censis ha segnalato una tenuta del welfare potenzialmente a rischio, insieme ad un debito pubblico in costante aumento. Il dibattito politico è incentrato perciò sui salari reali, sull’inflazione e sulla contrattazione. Si tratta di questioni che influiscono pesantemente anche sulle tredicesime. Il motivo è presto detto. Il loro importo dipende dalle retribuzioni nette e dal rinnovo dei contratti che fin troppo spesso continua a ristagnare.





