Pensioni, si mette male per chi è nato dopo questa data: serviranno più di 43 anni di contributi

Quando si parla di pensioni, le cattive notizie, purtroppo, non finiscono mai. Chi è nato dopo una certa data, dovrà lavorare più di 43 anni.

L’approvazione definitiva della manovra di Bilancio 2026 è sempre più vicina e, anche per quest’anno, possiamo dire che il terreno più difficile su cui muoversi è stato quello delle pensioni. Fare un passo senza rischiare di fare crollare tutto non è stato facile. Dunque il Governo Meloni è dovuto andarci cauto.

uomo preoccupato con le mani sulla fronte e il viso semi nascosto da fogli di lavoro
Pensioni, si mette male per chi è nato dopo questa data: serviranno più di 43 anni di contributi/annamariabernini.it

Per il prossimo anno sono state gettate le basi di una riforma previdenziale di ampio respiro ma, nonostante mille aspettative, la legge Fornero continuerà a restare in vigore. Pertanto, anche nel 2026, per accedere alla pensione di vecchiaia occorrerà avere almeno 67 anni e minimo 20 anni di contributi.

Ma la notizia peggiore non è questa. Infatti la situazione si mette male soprattutto per alcuni contribuenti che dovranno lavorare anche più di 43 anni prima di poter ricevere il tanto sospirato assegno da parte dell’Inps. Nel prossimo paragrafo scopriamo chi saranno gli sfortunati.

Pensione dopo 43 anni: ecco chi sono gli sfortunati

Mettiamoci il cuore in pace: anche il prossimo anno la legge Fornero resterà in vigore. Questo significa che per uscire dal lavoro bisognerà aver compiuto almeno 67 anni e aver raggiunto, come minimo, 20 anni di contributi. Ma non è questa la cosa peggiore: c’è chi dovrà lavorare per addirittura più di 43 anni.

sveglia e barattolo pieno di monete
Pensione dopo 43 anni: ecco chi sono gli sfortunati/annamariabernini.it

Legge Fornero non significa solo pensione a 67anni con almeno 20 anni di contributi. La legge dell’ex Ministro del Governo Monti ha mille altre implicazioni che non tutti conoscono. Una delle tante implicazioni è l’adeguamento dell’età pensionabile ogni due anni. In pratica ogni due anni l’età per accedere alla pensione di vecchiaia deve aumentare se, nel frattempo, è aumentata l’aspettativa media di vita.

Il Governo di Giorgia Meloni ha più volte messo sul tavolo l’ipotesi di congelare l’aumento dell’età di uscita dal lavoro ma sarebbe un colpo troppo dure per le casse dell’Inps che si troverebbe ad erogare assegni pensionistici per un numero di anni sempre più ampio. L’età per accedere alla pensione, quindi, aumenterà. Non dal prossimo anno ma dal 2027. Nel 2027 l’aumento sarà di un solo mese mentre nel 2028 ci sarà un salto in avanti di 3 mesi.

Pertanto coloro che compiranno tutti coloro che sono nati dopo il 1960 e che, dunque, raggiungeranno i 67 anni non prima del 2028, potranno accedere alla pensione a 67 anni e 3 mesi. Fin qui potrebbe sembrare poca cosa. Bisogna, però, considerare che gli aumenti riguarderanno anche la pensione anticipata ordinaria.

Ad oggi, per accedere alla pensione anticipata ordinaria, occorre aver maturato almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (o 41 anni e 10 mesi nel caso delle donne). Dal 2028, però, con un balzo in avanti di tre mesi, il requisito contributivo passerà a 43 anni e 1 mese. Pertanto, chi non riuscirà a soddisfare il requisito contributivo richiesto entro il 2027, dovrà lavorare più di 43 anni per poter ottenere la propria pensione.

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