Lavoro, il governo Gentiloni ci consegna dati drammatici, con un quadro economico e sociale sconfortante.
I dati di oggi riferiti all’anno appena concluso confermano l’urgenza di porre mano alle parti nefaste della legge Fornero e di ritornare a una seria riforma del lavoro, sulla scia della legge Biagi, spazzando via le infauste disposizioni del jobs act.
Solo il programma della coalizione di centro destra è in grado, con la forza delle sue ricette fiscali e la concretezza delle sue politiche del lavoro, di fare uscire il paese da questa palude di disillusione e precarietà.
C’è davvero poco di cui gioire, Presidente Gentiloni, il quadro economico e sociale che consegnate agli italiani è sconfortante.
Diminuiscono gli occupati ad eccezione degli ultracinquantenni, soprattutto donne, costretti a rimanere al lavoro dalla Legge Fornero.
Su base annua si conferma l’aumento degli occupati, ma solo a termine (+173 mila).
Calano spaventosamente i lavoratori autonomi (-105 mila).
Scende il numero dei lavoratori a tempo indeterminato (-25 mila).
Sembra trattarsi di sostituzioni di lavori a partita IVA e a tempo indeterminato con lavori a chiamata che hanno tipologie contrattuali a brevissimo respiro. Una autentica prevaricazione.
Nello stesso periodo diminuiscono i disoccupati (-273 mila), ma crescono gli inattivi (+34 mila).
Diminuiscono, quindi, anche le persone in cerca di una occupazione, segno di uno scoramento e di una perdita di fiducia crescenti tra chi è senza lavoro.
E’ solo per questa ragione, quindi, che le statistiche segnalano una diminuzione del tasso di disoccupazione, che si attesta al 10,8%, mentre quello giovanile è al 32,2%.
I dati drammatici di cui il governo Gentiloni ha la sfacciataggine di compiacersi sono i frutti avvelenati proprio di quei governi di sinistra che si dicono attenti ai diritti del lavoratori ed alla qualità del lavoro.