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Cultura, Politica, Diritto: uniti contro l’omotransfobia

Cultura, Politica, Diritto: uniti contro l’omotransfobia

Gentilissim*

Mi spiace molto non poter partecipare, anche solo virtualmente, a questo momento di confronto su di un argomento che, come è noto, mi sta molto a cuore da sempre. Amo ripetere che per una liberale, come me, i diritti civili e, più in generale, la libertà di essere e vivere come si ritiene opportuno sia il vero ossigeno dello spirito liberale e della sua concretizzazione in politica.

Il mio punto di vista è quello di chi si fa delle domande – domande che ciascun politico, autenticamente liberale, dovrebbe farsi: di cosa hanno bisogno le persone, che cosa vogliono, che cosa uno Stato di diritto come il nostro deve garantire? Possiamo dire che nel nostro Paese ci siano le condizioni perché ciascuno riesca ad essere se stesso, a realizzare ciò che desidera? O alla fine, per convenienza o per convenzione, accettiamo di rimanere ingabbiati in schemi che ci stanno stretti ma che per paura non vogliamo cambiare? Stiamo facendo abbastanza perché ciascuno di noi possa sentirsi ed essere veramente libero? Perché i diritti di tutti siano effettivamente rispettati?

Quando decisi di mettere temporaneamente da parte la mia professione di avvocato e di docente, lo feci perché quelle domande me le ero poste.

E, ahimè, mi ero anche data le risposte. Quello che vedevo allora non mi piaceva, c’era una sostanziale chiusura verso certi temi, una volontà manifesta di ignorare certe istanze, di negare un dato di fatto. E soprattutto c’era una inaccettabile negazione dei diritti.

Perché? Per paura. D’altra parte la stessa parola omofobia richiama chiaramente alla paura che abbiamo degli altri, di chi è ‘altro’ rispetto a noi. Le persone hanno bisogno di continue conferme, di punti fissi.

La paura è un sentimento irrazionale, che non si riesce a controllare, e per quanto si possa tentare di intervenire nessuno potrà mai, per legge, eliminare la paura. Ma se per paura arriviamo a negare dei diritti, questo la cultura liberale, che ha formato tanti di noi, semplicemente non lo può accettare, lo considera intollerabile.

Esemplificando nella realtà che stiamo vivendo oggi mi sono molto indignata per la superficialità con cui si è gestito il tema dei “congiunti”. Il fatto che l’allentamento delle restrizioni sulle relazioni sociali sia stato circoscritto alla definizione di “congiunti”, che nei nostri codici è riferita inequivocabilmente alla dimensione formale della parentela, di sangue o acquisita, rappresenta un inedito e inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti. Esistono relazioni significative che vanno al di là dei legami giuridici e di sangue, e relazioni che attraversano i confini delle Regioni: penso innanzitutto alla situazione di alcune famiglie separate, alla condizione delle coppie non conviventi o delle famiglie arcobaleno non riconosciute, ma anche ai tanti legami di affetto tra persone sole, che vengono ignorati dal decreto.

Mi ha colpito in particolare il messaggio instagram di un ragazzo che mi diceva che aveva desiderio di incontrare il suo fidanzato ma aveva paura di dover giustificare, ad un operatore di polizia, la natura del suo spostamento, in caso di controllo.

E se un ragazzo ha timore di parlare con un poliziotto del suo amore per un altro ragazzo, c’è davvero da chiedersi come possa essere tranquillo di vivere alla luce del sole la sua omosessualità.

Inutile ricordare, in questa sede, i tanti episodi di discriminazione o addirittura violenza mi basta dire che l’ordinamento italiano è totalmente silente rispetto al tema del contrasto alla violenza di natura omofotransfobica, sia essa fisica o verbale. Inoltre, quanto a prevenzione e repressione di reati e discorsi d’odio, l’Italia figura come fanalino di coda tra i Paesi europei. Di una legge contro l’omofobia nel nostro Paese si parla esattamente da un quarto di secolo. Si tratterebbe di inserire l’orientamento sessuale e l’identità di genere all’interno dell’attuale impianto giuridico in materia di reati e discorsi d’odio, allo scopo di estendere la normativa già esistente alla protezione della popolazione Lgbtq+.

Penso che una legge del genere risolverebbe i problemi? No di certo, ma sarebbe un segnale importante. Un messaggio chiaro e diretto ad italian* che tanto, troppo, hanno patito. Un messaggio che reciterebbe più o meno cosi: Siete importanti per la nostra comunità e lo Stato ha il dovere di proteggervi. Mi auguro solo che ci sia davvero il desiderio di confrontarsi su questo tema e che l’iter legislativo permetta anche a noi dell’opposizione di dire la nostra.

Io non vi rubo altro tempo. Vi ringrazio tanto per aver pensato a me, mi scuso ancora per non essere qui con voi, e mi auguro ci saranno altre occasioni. Da parte mia la promessa che io ci sono e ci sarò anche in futuro. Per la sottoscritta la libertà di essere e amare come si crede non è una battaglia secondaria ma uno dei pilastri della mia azione politica e, chi mi conosce lo sa, umana e personale.

Un grande, virtuale, abbraccio.

Anna Maria

 

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