Sì a ultimi sacrifici, ma indicare una via d’uscita
Il governo è chiamato alla difficilissima missione di tutelare la salute pubblica senza uccidere l’economia mentre una parte del Paese, quella dei non garantiti, è ormai allo stremo. Veniamo da un intero anno in cui troppe volte sono stati richiesti sacrifici ai cittadini con la promessa di salvare il mese successivo: è successo a novembre per salvare il Natale, ed è stata l’ennesima beffa per i commercianti che hanno fatto investimenti risultati poi vani. È una beffa che nessuno può permettersi di replicare. Tutti sappiamo che il mese di aprile sarà cruciale per salvare la stagione estiva e oggi abbiamo l’arma in più dei vaccini, sui quali la scienza purtroppo non ha saputo dare indicazioni univoche.
Ora però è arrivato il momento di dare a chi scende in piazza esasperato un realistico cronoprogramma per pianificare la ripartenza. È difficile spiegare a chi ha investito somme ingenti per rispettare le norme sanitarie perché il suo esercizio deve restare chiuso mentre i mezzi pubblici, considerati tra i primi veicoli di contagio, continuano a girare affollati.
Noi ci fidiamo di Draghi, che ha la credibilità per chiedere un supplemento di sacrifici, ma ora ha il dovere politico di indicare una via d’uscita, partendo da un cambio di passo sui risarcimenti, che devono marciare congiuntamente ai progressi del piano vaccinale.