All’Italia servono buone infrastrutture, sì al trasporto intermodale
Anni di finto ambientalismo, burocrazia impossibile e miopia nelle scelte strategiche hanno regalato all’Italia un deficit delle infrastrutture tra i più gravi d’Europa. Il centro-destra al Governo ha sempre lavorato per colmare questo grave ritardo che rappresenta uno dei più importanti freni allo sviluppo.
Se oggi si può viaggiare, per esempio, tra Milano e Roma in poco più di due ore e mezza o tra la mia Bologna e Firenze in mezz’ora è grazie all’impegno dei Governi Berlusconi, che misero le basi per una vera e propria rivoluzione in ambito ferroviario.
Risultati straordinari a cui fanno da contraltare dati davvero incredibili. Secondo stime recenti il 28% della rete ferroviaria nazionale non è elettrificato (linee diesel), oltre 4.700 chilometri su un totale di circa 16.800 chilometri di linee ferroviarie attualmente in esercizio. Dati drammatici specie al Sud, che devono necessariamente trovare una soluzione nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Una buona base di partenza è certamente il piano di connessione intermodale treno/aereo di cui si è parlato in un recente articolo de il Corriere della Sera (troverete il link nei commenti) e che vede il Gruppo Ferrovie dello Stato in prima linea. Il rafforzamento dei collegamenti tra aeroporti e stazioni ferroviarie è, certamente, un progetto strategico per facilitare mobilità, turismo e commercio.
Grande attenzione ai progetti, valutazioni ex-ante e approfonditi studi di fattibilità sono però indispensabili per evitare buchi nell’acqua, spreco di denaro pubblico e inutili disagi per i cittadini. Un esempio in negativo, seppur citato nell’articolo, è nella mia Bologna.
La città gioverebbe notevolmente di un collegamento stazione/aeroporto efficiente. La nuova stazione, infatti, è uno dei principali hub di AV d’Italia, mentre l’aeroporto, situato a soli 5 km dalla stazione e con la linea ferroviaria distante poche centinaia di metri dalla pista, ha fatto registrare incredibili tassi di crescita negli ultimi anni.
Nel 2005 la giunta regionale e comunale, entrambe di centro-sinistra, invece di creare una semplice quanto decisiva infrastruttura intermodale, approvarono il progetto per la realizzazione della famigerata monorotaia “Marconi Express”.
Da quel momento in poi è stato un vero e proprio disastro.
Alcuni dati: doveva essere inaugurata nel 2014 ma la prima corsa è stata alla fine del 2020; i costi di realizzazione sono lievitati fino alla cifra assurda di 129 milioni di euro; il prezzo per il consumatore è altissimo (16€ a/r), il consorzio che l’ha costruita è fallito e i fornitori rischiano di non veder saldati i conti. A questo si aggiungono decine di contenziosi con cittadini esasperati dall’inquinamento acustico e dai mancati risarcimenti.
Gli evidenti limiti di progettazione inoltre fanno sì che, in appena 5 mesi di vita, si siano susseguiti guasti tecnici e sospensione dei servizi. Insomma una grande occasione persa a spese dei contribuenti.
Il Marconi Express è dunque un esempio di come non fare infrastrutture in Italia e per questo confido che la prossima amministrazione cittadina ponga, in qualche modo, rimedio.
Vedete amici per ricostruire l’Italia dopo la pandemia sarà fondamentale investire in nuove ed efficienti infrastrutture, non possiamo più lasciare spazio a incompetenza e improvvisazione perché è la nostra ultima possibilità, ci giochiamo il futuro.